1 agosto: tra orgoglio e rispetto
Sembrerà strano che intitoli un articolo con riferimento al primo agosto quando la festa nazionale è già passata da un po’, tuttavia sono convinto che lo spazio per alcune riflessioni non possa essere limitato al momento dei festeggiamenti, o a qualche intervento ufficiale, ma debba invece essere un presenza costante per cercare di capire la nostra società e la direzione che stiamo prendendo.
Mi permetto di farlo partendo da un momento che abbiamo vissuto negli ultimi mesi. L’immagine di una squadra di operai che nel giro di una ventina di giorni ha permesso di riaprire l’autostrada A13.
Sui social media, ma non solo, spopolavano i commenti di orgoglio e fierezza per quanto fatto da queste persone: a tutti gli effetti degli eroi, che con il loro agire dal punto di vista collettivo rappresentava al meglio il nostro paese. Ho condiviso pienamente questi sentimenti, ma voglio aggiungere un passo a questa riflessione.
La squadra di operai che ha lavorato in Mesolcina (peraltro ottimamente organizzata dall’USTRA) annoverava con ogni probabilità tra le sue fila un gran numero di persone che svizzere non sono. Sicuramente tanti stranieri, residenti e non, (italiani, spagnoli, portoghesi, balcanici, ecc.): hanno fatto un ottimo lavoro e di questo bisogna solo esser loro grati.
Entrando nel dibattito politico, purtroppo, la musica spesso cambia: per cercare il facile consenso elettorale si va spesso a generalizzare, bollando intere categorie di persone solo sulla base di dove risiedono o delle loro origini. Non voglio essere frainteso, e quindi lo dico chiaramente: non bisogna cadere nemmeno nella generalizzazione opposta, non si può dire che tutti sono bravi e che tutto va giustificato. Quello che mi piacerebbe è che in futuro, di fronte a questi atteggiamenti di facile generalizzazione (che spesso si avvicinano all’istigazione del risentimento), ci si fermi un attimo e si pensi a questa immagine con la squadra di operai di cui tanto siamo stati orgogliosi. In poche parole che si giudichino le persone non sulla base di semplificazioni e stereotipi ma per quello che fanno e come si comportano.
Concludo con un pensiero forse scontato ma che è bene ribadire: il nostro paese è diventato, ed è, quello che amiamo grazie al contributo di molte persone che ogni giorno si impegnano per costruirlo e farlo progredire: tutte meritano il nostro rispetto.
Questo e altri articoli sul numero 420 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.