La mediazione: l’arte della guerra moderna

“Il conflitto è una componente integrante della vita umana, si trova dentro di noi e intorno a noi”, affermava Sun Tzu nel suo trattato L’arte della guerra. Questa osservazione, pur risalente a tempi antichi, rimane di straordinaria attualità. Se il conflitto è un aspetto inevitabile dell’esperienza umana, lo è altrettanto la mediazione.

Ma cosa è la mediazione? Si tratta di un processo volto a facilitare la comunicazione tra le parti in conflitto. Con l’aiuto di uno o due mediatori imparziali, le parti possono esplorare soluzioni alternative e/o negoziare un accordo soddisfacente per tutti. Sebbene la soluzione possa vincolare le parti una volta accettata, il processo non permette di imporre una decisione a nessuna delle parti.

Le forme di mediazione sono varie: dal mediatore unico che facilita il dialogo tra le parti, all’avvocato-mediatore che può gettare le basi per un accordo giudiziale. Esistono anche pratiche come il diritto collaborativo, dove due avvocati formati alla mediazione lavorano insieme, e procedure come l’arbitrato o la conciliazione promossa dal giudice nelle cause civili. Tuttavia, alcuni conflitti, per la loro complessità o peculiarità, richiedono l’intervento della giustizia tradizionale, con tutto il peso del suo apparato: avvocati, giudici, udienze, periti, testimoni e, inevitabilmente, le relative spese giudiziarie.

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una crescente “giudiziarizzazione” della società, con un aumento delle controversie legali in ogni settore. Sebbene le opzioni per risolvere i nostri problemi sembrino essere aumentate, le soluzioni continuano a essere principalmente di natura giudiziaria, caratterizzate da lunghi tempi di attesa e, spesso, da profonde frustrazioni. La mediazione, purtroppo, non ha seguito questa crescita nella stessa misura.

Il futuro, però, si prospetta interessante. La complessità del diritto, unita alla proliferazione di casi simili, offre un terreno fertile per l’adozione dell’intelligenza artificiale (IA), che potrebbe presto rivoluzionare questo settore. L’IA sarà in grado di offrire consulenze legali e sentenze in pochi minuti, laddove oggi sono necessarie ore o giorni di lavoro umano. Mentre l’IA si occuperà di compiti ripetitivi e dell’analisi di grandi volumi di dati, il ruolo degli avvocati e dei giudici si sposterà verso funzioni più strategiche e creative, focalizzate sull’interpretazione delle norme e la gestione degli aspetti relazionali dei conflitti. È essenziale ricordare che solo un giudizio ponderato da una mente umana può garantire un esito giusto e percepito come tale. Solo una persona può cogliere appieno le dimensioni umane dei conflitti e trovare soluzioni costruttive. 

Invece di una giustizia gridata in aule di tribunale vuote, si prospetta quindi l’arrivo di una giustizia più pacata e riflessiva, in cui la mediazione  diventerà centrale, offrendo alle parti un maggiore controllo sul processo decisionale e soluzioni su misura. 

In conclusione, in un mondo sempre più complesso e interconnesso, dove i conflitti sono inevitabili ma non necessariamente distruttivi, la mediazione emerge come una via da privilegiare. È fondamentale che politici e governi diano maggiore importanza, senza indugio, agli strumenti di mediazione che non ha ancora espresso tutto il suo potenziale. In fin dei conti, l’arte di fare la guerra include anche la saggezza di saperla evitare del tutto.

Questo e altri articoli sul numero 420 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

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