Meno è di più (Less is More)

Settimana lavorativa di 4 giorni, luogo di lavoro e orari flessibili. Tendenze che ci parlano di una società in mutazione…

Lavorare meno, dove desideri, e meglio. Il concetto è semplice. Alla base dei nuovi modelli di lavoro flessibile c’è l’idea che migliorando le condizioni di vita di chi lavora anche le performance professionali aumentino. Insomma, si vince su tutti i fronti. Una persona più libera ed appagata, perché ha trovato un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, sarà anche stimolata a e capace di offrire performance lavorative più elevate raggiungendo gli obiettivi in meno tempo. Questa tematica è particolarmente rilevante quando consideriamo i tassi alti di stress aggravato, ansia e depressione, spesso legati a ritmi e ambienti di lavoro non sostenibili.

  • Oggi il 30,3% di chi lavora in Svizzera si sente emotivamente esaurito. Lo rivela l’ultimo Job Stress Index, indagine condotta a intervalli regolari dalla fondazione Promozione salute Svizzera, dall’Università di Berna e dalla Scuola universitaria professionale di Zurigo. Quasi un terzo della popolazione che lavora si sente emotivamente esaurita. La quota non è mai stata così alta.

Da oltre un decennio, in Svizzera interna, le modalità di lavoro flex sono sperimentate, con risultati convincenti. Ben prima della pandemia diverse aziende e istituzioni offrivano l’opportunità di lavorare parte del tempo da casa, di scegliere come spargere le ore nella settimana oppure di fissare il salario sugli obiettivi da raggiungere e non sulle ore di lavoro impiegate per farlo. La pandemia non ha fatto altro che accelerare l’implementazione su larga scala di questi nuovi format di lavoro “adattogeni”, dove il lavoratore crea un modus operandi ottimale per essere più felice e più efficiente.

Il Ticino segue, a rilento… “Quando sento parlare delle condizioni antiquate che caratterizzano molti ambienti lavorativi a Sud delle Alpi mi sembra incredibile, siamo così vicini eppure le differenze sono grandissime”, dice Sandra T. una legale ticinese a capo di un team di 11 persone presso un Ufficio Federale a Berna.

La fiducia è la base della libertà e del cambiamento. L’implementazione di queste modalità flessibili — orario variabile, lavoro da casa, riduzione della percentuale di lavoro, congedo non pagato — dipende da diversi fattori che vanno dall’integrazione intelligente delle nuove tecnologie alla creazione di un legame di reale fiducia tra datori di lavoro e dipendenti. “Cosa viene prima della libertà? La fiducia”, argomenta Sandra T. pensando alla sua esperienza come capoteam, “l’azienda, la persona a capo di un ufficio o di un’istituzione devono prima di tutto nutrire fiducia nei propri collaboratori e nella loro capacità di gestire al meglio opzioni lavorative più flessibili.”

  • In Svizzera la durata media di un lavoro a tempo pieno è di 41,7 ore a settimana.

Le caratteristiche del lavoro fluido. L’idea è che il singolo sia capace di adempiere alle sue task lavorative in minore tempo, se si parla della settimana lavorativa di 35 ore, e decidendo in modo indipendente quanti giorni ed ore lavorare in modalità smart-working oppure in ufficio. Queste modalità innovative sono facilitate dalle nuove tecnologie, che permettono di comunicare, scambiare informazioni e documenti, in modo efficiente anche a distanza. “La scelta di lavorare più tempo in ufficio oppure in modalità smart è molto individuale, dipende dall’indole e dalle caratteristiche di ciascuno”, racconta Sandra T., “apprezzo di poter avere questa possibilità ma per me ad esempio il lavoro da casa non è sempre la soluzione migliore, ho scoperto che mi concerto più facilmente in ufficio e nel mio attuale ruolo in genere preferisco essere presente, a contatto diretto con i collaboratori, dove riesco più facilmente a percepire il loro stato d’animo e ad approfittare dello scambio informale per coltivare un ambiente positivo nel team. Per alcuni collaboratori invece vale il contrario, la possibilità di svolgere una buona parte del lavoro in modalità smart gli permette di essere focalizzati e al contempo di mantenere un equilibrio sia a livello emotivo e privato che professionale. Non esiste un’unica soluzione ideale per tutti, quello che conta è essere aperti a proporre delle opzioni sensate da poter sfruttare al meglio secondo la propria situazione personale.”

Il progetto pilota di Zurigo. In seguito a una decisione parlamentare della città dal marzo del 2023 a Zurigo è stata sperimentata la settimana lavorativa di 35 ore per i dipendenti comunali. Si tratta di personale che lavora a turni e quindi soffre più facilmente di livelli di stress elevati. “Abbiamo urgentemente bisogno di rallentare”, aveva dichiarato il consigliere comunale David Garcia Nuñez. Molti dipendenti oggi soffrono di stress e burnout. “Chi, se non la ricca città di Zurigo, può permettersi di provare la settimana di 35 ore?”. Si è trattato di un progetto pilota con la valenza di uno studio scientifico. Nel corso del progetto sono stati osservati tanto la salute e la produttività dei e delle dipendenti ma anche le emissioni di CO2 diminuite dalla riduzione degli spostamenti. Questo tipo di proposta è stata discussa anche a livello federale senza essere, finora, accettata. L’ostacolo numero uno è legato ai costi. “Se la settimana lavorativa più breve venisse introdotta in tutta l’amministrazione comunale, secondo una stima le spese aggiuntive ammonterebbero a 110 milioni di franchi svizzeri. Per colmare i vuoti dovrebbero essere assunte 1’500 persone supplementari” (swissinfo.ch).

35 ore invece di 41 e stesso salario: le aziende che fanno questa scelta sono in aumento. Diversi Paesi e aziende in tutto il mondo hanno introdotto le settimane lavorative più brevi, tra cui Islanda, Svezia e Nuova Zelanda. Nel Regno Unito sono oltre le 61 aziende che hanno sperimentato la settimana lavorativa di quattro giorni anziché cinque. Una tendenza che si è rinforzata dopo l’esperienza trasformativa della pandemia. In Svizzera, tra i pionieri c’è Seerow, un’azienda di Soletta attiva nello sviluppo di software. Nel 2021 ha scelto di sperimentare la settimana corta di lavoro offrendo senza riduzioni sullo stipendio dei dipendenti per 6 mesi. “È stato dimostrato che il rendimento professionale non dipende necessariamente dal luogo di lavoro o dalle ore di impiego,” ha spiegato l’amministratore delegato Fabian Schneider, “quando si ha a che fare con lavori creativi e impegnativi, è importante che i dipendenti abbiano un po’



  • Settimana lavorativa di 4 giorni (35 ore)
  • 6 settimane di ferie
  • Possibilità di ufficio flessibile a casa
  • Progetti molto diversificati in vari settori
  • Opportunità di contribuire a plasmare lo stack tecnologico e i processi
  • Libertà di fare esperimenti personali
  • Opportunità di formazione continua
  • Sistema salariale interno per la trasparenza e l'uguaglianza
  • Luogo di lavoro stimolante e creativo
  • Giorno libero aggiuntivo per il vostro compleanno

Seerow, azienda di Soletta che dal 2021 offre ai dipendenti la settimana di lavoro di 4 giorni


L’obiettivo della scelta innovativa della Seerow è anche quello di ispirare altre aziende a seguire l’esempio per poter mettere a confronto le esperienze e sviluppare modelli sempre più efficaci che permettano di far prosperare tanto le azienda quanto la felicità e l’equilibrio casa-lavoro di chi vi lavora. Per chi lavora alla Elektro Telematik di Spiez, che ha scoperto questa possibilità tramite l’Università di Scienze Applicate di Berna, la settimana lavorativa è di quattro giorni dal 2022 con risultati incoraggianti. La salute mentale degli elettricisti che lavorano per l’azienda di Spiez è nettamente migliorata e queste condizioni hanno attirato nuovi lavoratori, mentre prima era difficile trovare candidati. Aziende ticinesi: siete pronte a sperimentare?


Integrazione dell’Intelligenza Artificiale nel lavoro e nella vita


L’opinione del Dr. Alessandro Trivilini
esperto di cybersecurity e di tecnologie digitali, su una tematica da trattare con intelligenza umana


Con l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale generativa in tutte le case, siamo entrati in una nuova epoca in cui, per la prima volta, l’essere umano ha la grande opportunità di decidere da che parte stare. Mi spiego meglio: per la prima volta possiamo seguire gli sviluppi di questa straordinaria evoluzione digitale contribuendo da subito alla sua integrazione nella società civile, nel mondo della scuola e del lavoro. Ma perché questo avvenga, è opportuno partire dalla citazione di Henry Ford, il quale disse che “c’è vero progresso soltanto quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti’”. 

Questa strada apre le porte a molte riflessioni, necessarie per rispondere a una domanda fondamentale: gli strumenti tecnologici devono essere interpretati come un alleato e un complemento al lavoro umano, piuttosto che come una minaccia per i posti di lavoro? Attualmente, l’effetto ‘WOW’ dell’Intelligenza Artificiale generativa ci ha abbagliato con le sue molteplici opportunità. Tuttavia, dobbiamo ancora comprendere i confini entro cui questa tecnologia può essere utilizzata responsabilmente. Questo comprende questioni di proprietà intellettuale, diritti d’autore, protezione dei dati personali, e, soprattutto, l’etica relativa ai dati utilizzati per l’apprendimento automatico degli algoritmi e l’etica di chi sviluppa applicazioni digitali moderne. Queste applicazioni trovano impiego ovunque, nel tempo libero, a scuola e sul posto di lavoro. 

Per questo motivo, la sfida amplia i suoi orizzonti, chiedendo ai professionisti del settore lavorativo di considerare un aspetto cruciale: per preparare adeguatamente giovani e adulti a un cambiamento tanto paradigmatico quanto dirompente, è essenziale integrare nel sistema formativo percorsi che sviluppino un pensiero critico, necessario per fare scelte consapevoli. Se questo aspetto verrà affrontato con la dovuta attenzione, sarà possibile passare alle domande successive: con l’IA generativa, lavoreremo meno ore e saremo più produttivi? E guadagneremo tempo libero per rallentare, rigenerarci, passare tempo con la famiglia o dedicarci ai nostri passatempi preferiti?

La tecnologia ha sempre offerto agli esseri umani la possibilità di migliorare la qualità della vita, facendoci risparmiare tempo, ad esempio, delegando i lavori ripetitivi. Tuttavia, la storia dimostra, purtroppo, che la nostra natura non ci ha permesso di cogliere appieno questa opportunità. Disponiamo di più strumenti, più infrastruttura e, quindi, di più opportunità; ma, sopraffatti dall’ingordigia di fare, abbiamo frammentato il nostro tempo, privilegiando lo sviluppo a scapito del vero progresso.

Con l’Intelligenza Artificiale le variabili ai punti di partenza sono diverse e uniche. Essa non sostituirà solo i lavori ripetitivi ma, almeno in parte, anche alcune competenze che finora spettavano esclusivamente all’essere umano. Questo non significa che dovremo temere la concorrenza degli algoritmi con il passare del tempo, ma piuttosto ci troviamo di fronte a una sfida più profonda: la potenziale impreparazione e sensibilità delle nuove generazioni di quadri aziendali. Senza un adeguato pensiero critico, questi metteranno in competizione i lavoratori con gli algoritmi, pur sapendo che, per sua natura, l’essere umano è un organismo con risorse limitate. E qui si annida la vera sfida, quella che conta e che nel tempo farà la differenza nel considerare le nuove tecnologie digitali come strumenti evoluti al servizio dell’uomo, piuttosto che uno scenario opposto, in cui pensieri mediocri prevalgono sui pensieri critici.

Il vero lavoro, quindi, sta nella preparazione di una nuova mentalità, orientata alle competenze trasversali, che però devono fondare le radici su scelte consapevoli e strategie responsabili. Vincere questa sfida significa davvero lavorare meno, ad esempio 4 giorni a settimana, producendo maggior benessere per tutti sfruttando i veri intrinsechi vantaggi dell’Intelligenza Artificiale, qualunque essa sia.

Questo e altri articoli sul numero 419 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

Scaricare il numero in versione PDF

Indietro