Scuola dell’obbligo: eccellenza, equità e sostenibilità

La nostra scuola pubblica è da sempre un tassello fondamentale della coesione sociale, dello sviluppo culturale ed economico della società. Tuttavia, come evidenziato da dibattiti recenti molti interrogativi affiorano; l’istituzione educativa si trova oggi di fronte a pressioni che la mettono in discussione nei suoi contenuti e metodi. Se da un lato le si riconosce il suo valore di coesione sociale e formativo per i nostri piccoli cittadini, dall’altro emergono criticità che invitano a una revisione dell’attuale modello dichiarato inclusivo, per garantire una scuola più forte, equa e orientata al futuro.

Il termine “inclusione”, sulla bocca di tutti, a cosa si riferisce? Fin dove si spinge concretamente? A quale costo? A tutt’oggi mancano ancora delle risposte esaustive.
Ciò che vogliamo raggiungere con le nostre riflessioni e proposte, è un’opportuna formazione delle future generazioni per l’ottenimento di una società competente, rispettosa, inclusiva. Il sistema scolastico è un mezzo per condurci a una società inclusiva.

La valutazione per l’apprendimento con il bilancio dei bisogni individuali ci appare come uno snodo fondamentale della scuola per poter cambiare registro. Questo aspetto, se ben sviluppato ci permetterà di differenziare adeguatamente il processo di insegnamento- apprendimento, rendendo la scuola più equa e atta a rispondere ai bisogni di tutti. 

Oggi siamo ancora praticamente fermi agli anni Novanta del secolo scorso. Il tema della scuola inclusiva è stato al centro della riflessione politica dell’ultimo decennio, trasformandosi spesso in dibattito ideologico.

A tutt’oggi mancano ancora risposte chiare e coerenti da parte della politica e dei vertici della scuola. Sono ancora presenti contraddizioni, ad esempio in relazione alle procedure di valutazione dei progressi scolastici. Se da un lato si riconosce alla scuola dell’obbligo un alto valore formativo e integrativo per i nostri giovani, dall’altro emergono criticità che invitano a una revisione dell’attuale modello.

Si investono molti fondi per misure di tipo integrativo, ma non si è ancora modificato il sistema valutativo delle competenze sviluppate. Parlare di classi inclusive versus classi separative o addirittura “segregative” ci appare fuorviante.

Dobbiamo piuttosto impostare un sistema scolastico articolato che parta dalla valutazione dei bisogni degli allievi e dai loro apprendimenti, con approcci differenziati, flessibili, attenti allo sviluppo di competenze disciplinari (concrete e/o astratte) e trasversali. 

Va pure considerato che i bisogni educativi speciali (BES) degli alunni sono descritti dalla letteratura di settore ed è importante che le risposte a questi bisogni siano differenziate e senza pregiudizio. Non rientrano in questi bisogni i fattori linguistici e culturali come la non conoscenza della lingua e della cultura italiana o come alcune difficoltà di tipo comportamentale e relazionale.

Rientrano invece tra i BES i disturbi specifici dell’apprendimento e i disturbi evolutivi particolari, le disabilità motorie e cognitive certificate e i disturbi aspecifici dell’apprendimento, i disturbi sensoriali, le forme di autismo e molto altro. Le misure da adottare rimangono pertanto diversificate e l’inclusione scolastica non è la soluzione magica.
A volte un progetto pedagogico temporaneamente al di fuori della classe regolare può essere la soluzione per raggiungere poi un’inclusione sociale e lavorativa.

La nostra proposta vuole mettere l’allievo al centro valorizzando un sistema scolastico che prepari gli studenti ad affrontare la vita sociale e il lavoro in uno spirito inclusivo. l’inclusione scolastica “a tutti i costi” rischia di svantaggiare gli alunni con bisogni educativi speciali e probabilmente anche altri, creando classi in cui è difficile garantire un apprendimento efficace per tutti. Lungi, comunque, da noi pensare a un modello di tipo segregativo.

La nostra visione non vuole rinnegare i principi fondamentali di una società inclusiva, bensì contribuire ad affinarli, valorizzando la valutazione per l’apprendimento e approcci di lavoro personalizzati senza pregiudizi ideologici nell’interesse di tutti gli allievi. Ogni allievo ha abilità diverse, di conseguenza può e deve servirsi di tutti gli ausili possibili per potenziare le proprie abilità e compensare le eventuali difficoltà. 

Qui si inserisce la proposta dell’associazione La Scuola, al momento pensata per la scuola media, volta a delineare, anche attraverso una griglia oraria più leggera e personalizzabile, percorsi differenziati e flessibili che tengano conto delle diverse esigenze, partendo da chi ha bisogni educativi speciali per arrivare a chi presenta talenti che andrebbero sviluppati, evitando la “standardizzazione” dei percorsi d’apprendimento”, che troppo spesso mina le pari opportunità.

Riteniamo che a 50 anni dalla creazione della scuola media, questo dibattito “epocale” debba essere affrontato. Di certo, un cambiamento di paradigma è importante per percorrere la via del progresso. L’associazione La Scuola vorrebbe incentivare un sistema scolastico che valorizzi le comunità d’apprendimento con una gestione più snella, superando l’inclusione “ideologica” per abbracciare un’integrazione reale e pragmatica di tutte le persone e dei loro talenti.

Questo e altri articoli sul numero 422 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

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