Un mondo che cambia. In peggio.
In occasione dei festeggiamenti per il 45° dei Sindacati Indipendenti Ticinesi – SIT scrissi sulla pubblicazione «1961 – 2006 SEMPRE VITALI E NECESSARI» che le sfide che avrebbero interessato il sindacato nei successivi anni sarebbero state contraddistinte da una smania di privatizzazioni, di tagli al settore pubblico e tendenze neo-liberiste. Di fronte a noi vi era «un mercato del lavoro che con l’introduzione della libera circolazione delle persone e l’apertura dei mercati in Svizzera e nell’Unione Europea ha offerto nuove e importanti opportunità lavorative e imprenditoriali, ma ha altresì reso instabile il mercato del lavoro interno. Aumentano i precari, gli indipendenti a basso reddito e i lavoratori su chiamata». Preoccupazioni che oggi – a quasi vent’anni di distanza – hanno mantenuto tutta la loro attualità e drammaticità seppur in un contesto del tutto cambiato sia a livello internazionale che svizzero e ticinese.
Dal punto di vista geopolitico la situazione rispetto al 2006 è mutata radicalmente e non certo in meglio. La rivalità tra potenze globali, il cambiamento climatico, il post – Covid, le crisi economiche e i conflitti regionali hanno plasmato un panorama instabile e in continua evoluzione. La guerra in Ucraina ha provocato un ripensamento delle politiche di sicurezza e difesa dell’Europa. Il conflitto israelo-palestinese si riflette a sua volta sulle politiche migratorie e le dinamiche economiche. L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America ha quindi gettato un’ombra di incertezza sui prossimi anni sia livello di politica commerciale (pensiamo ai possibili dazi) che sociale (vedi le politiche migratorie e ambientali) con inevitabili conseguenze a medio termine anche sul nostro Paese.
Passando alla realtà del Ticino, il mercato del lavoro si presenta in un contesto di trasformazione profonda, influenzato da diversi fattori economici, tecnologici e sociali. La pandemia di Covid ha accelerato cambiamenti che già erano in atto, portando a un incremento significativo dello smart e home working e a una rivalutazione delle competenze richieste dalle aziende. Uno degli aspetti più rilevanti è la crescente digitalizzazione. Le aziende stanno investendo nelle tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale (AI) e l’automazione, che stanno cambiando radicalmente le modalità di lavoro. Da indagini recenti emerge che oltre metà delle PMI svizzere adotta già l’intelligenza artificiale nei propri processi operativi. Inoltre, il concetto di lavoro ibrido sta guadagnando terreno. Sempre più aziende offrono modelli di lavoro flessibili, che combinano attività in presenza e da remoto. Queste modalità non solo migliorano il bilanciamento vita-lavoro, ma offrono anche vantaggi in termini di produttività. Tuttavia, comportano anche sfide, come la gestione del team e il mantenimento di una cultura aziendale coesa. Non da ultimo la generazione Z sta entrando nel mercato del lavoro con aspettative diverse rispetto alle generazioni precedenti valutando maggiormente il benessere, la sostenibilità e la cultura aziendale. Le aziende che riescono a rispondere a tutte queste esigenze si troveranno avvantaggiate nella guerra per i talenti. Ma la precarizzazione messa in luce nel 2006 rimane di costante e allarmante attualità. I licenziamenti collettivi di aziende anche di spessore sono annunciati settimanalmente nel nostro territorio aumentando il sentimento di incertezza riguardo al futuro lavorativo. Anche il settore pubblico – lo vediamo in termini di cassa pensione o misure di risparmio – non è esente da cure dimagranti dolorose e senza ritorno. Quanto dissi nel 2006 non era profetico, bensì del tutto prevedibile. Quali le soluzioni? La digitalizzazione e l’automazione stanno trasformando il mercato del lavoro. Investire nella formazione continua e nella riqualificazione professionale dei lavoratori, soprattutto per coloro che rischiano di perdere il lavoro a causa della tecnologia, sarà una delle sfide più importanti dei prossimi anni. Ad essere particolarmente colpiti saranno gli impieghi nei settori del marketing e della distribuzione, della vendita al dettaglio, del commercio e della produzione industriale, secondo uno studio del Gruppo di lavoro per l’osservazione del mercato del lavoro nella Svizzera orientale (Amosa).
La lotta contro la precarizzazione richiede un approccio sempre più coordinato tra politica, imprese, lavoratori e sindacati. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile costruire un futuro lavorativo più sicuro e sostenibile in grado di garantire dignità e benessere a tutti. Per affrontare le nuove sfide del mercato del lavoro è dunque necessario adottare un approccio multi-dimensionale che combini la formazione, l’inclusione sociale, il supporto alle imprese e una gestione flessibile e moderna del lavoro.
Questo e altri articoli sul numero 421 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.